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Il mio cuore ripete il tuo invito:

"Cercate il mio volto!"

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto.

(Sal 27,8)

La preghiera è l'ingrediente basilare delle nostre giornate. Non solo perché ogni giorno al mattino e alla sera ci ritroviamo insieme per un tempo prolungato di preghiera comunitaria; ma soprattutto perché cerchiamo  - con i nostri limiti e la nostra piccolezza - di vivere sempre alla presenza di Dio, nell'ascolto cordiale della sua Parola di vita. Gli spazi del convento, gli orari della giornata, il lavoro e il servizio... tutto può essere un rimando al primato che sempre vogliamo riconoscere a Dio.

Sia che mangiate sia che beviate

sia che facciate qualsiasi altra cosa,

fate tutto per la gloria di Dio.

(1Cor 10,31)

Oltre alla preghiera, la nostra giornata è scandita dalla vita fraterna: il pasto condiviso, il capitolo conventuale luogo di confronto e di crescita insieme, il lavoro e il servizio pastorale portati avanti come fraternità e non da individui. La vita di comunione con i fratelli è un dono e una sfida. Naturalmente essa richiede scelte non sempre facili o scontate: condividere le decisioni e le risorse (umane ed economiche), accogliersi continuamente pur nelle diversità di carattere e attitudini, custodirsi reciprocamente. Tuttavia la vita fraterna ci educa quotidianamente a riconoscere in ogni gesto semplice la benedizione di Dio.

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Gareggiate nello stimarvi a vicenda.

Non siate pigri nel fare il bene,

siate invece ferventi nello spirito.

(Rm 12,10-11)

Il confronto reciproco è l'ingrediente basilare della vita fraterna. Questo avviene non solo tra frati, ma anche con le suore che condividono la nostra stessa scelta di vita, e con i tanti amici laici che camminano insieme a noi e collaborano alle attività del santuario. Significa sempre cercare di uscire da se stessi per aprirsi al dono e al mistero che l'altro è. Qui facciamo esperienza di tutta la nostra fragilità. Ma il nostro stile di vita, caratterizzato dalle promesse evangeliche di obbedienza, povertà e castità, ci custodisce e ci educa in questa conversione continua.  

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

(Sal 128,2)

Francesco ha voluto che i suoi frati lavorassero con le proprie mani, perché potessero condividere e comprendere la vita della gente. La dimensione del lavoro per noi si realizza non solo nel servizio apostolico (che occupa molto del nostro tempo: l'ascolto, l'annuncio, la cura pastorale delle persone, la gestione degli spazi complessi che ci sono stati affidati), ma anche nel lavoro semplice e umile tipico di ogni casa o in altre attività esterne che ci vengono affidate. Una porzione del nostro lavoro è retribuita, ma svolgiamo la maggior parte di esso come servizio gratuito. Questo ci permette di sostenerci con la fatica delle nostre mani e - al contempo - di restare aperti alla provvidenza che non ci fa mai mancare ciò di cui abbiamo bisogno.

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...tenendo continuamente presenti

l'operosità della vostra fede,

la fatica della vostra carità

e la fermezza della vostra speranza nel Signore.

(1Ts 1,3)

Mettersi a servizio del Regno di Dio per noi significa anzitutto custodire, accompagnare e favorire il cammino di fede delle persone che ci sono state affidate. Le tante attività che organizziamo per giovani, bambini e adulti, oltre al tanto tempo che investiamo nell'annuncio della Parola di Dio e nell'ascolto o nell'incontro con le persone, sono il nostro modo di metterci a servizio del desiderio che Dio nutre sul mondo: che cresca la comunione con lui e tra noi. E nell'aiutare le persone a progredire nella fede, noi stessi riceviamo forza e testimonianza per continuare a camminare!

Ricordati di tutto il cammino

che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere

per sapere quello che avevi nel cuore...

(Dt 8,2)

Andare, uscire, partire... Questi verbi sono connaturali alla vita francescana. Non solo perché castità, povertà e obbedienza sono una continua palestra per imparare ad uscire da se stessi; ma anche perché siamo chiamati ad appassionarci e spenderci totalmente per la realtà in cui viviamo, sapendo però che dovremo partire. La nostra regola di vita richiede infatti che ogni 4 anni siamo pronti ad abbracciare altri servizi in altri luoghi. Questo comporta la sofferenza del distacco e della precarietà, ma custodisce la nostra vita spirituale. Lasciare significa infatti ricordarsi che solo Dio non passa ed è lui che vogliamo sempre tornare a mettere al centro.

Se vuoi conoscere meglio la nostra famiglia religiosa:

Frati Minori Conventuali del Nord Italia

Se vuoi sapere qualcosa in più su come si "diventa frati": Vocazione francescana

Se sei giovane e ti piacerebbe trascorrere alcuni giorni con noi per sperimentare la nostra vita, chiamaci!

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